Album review: Emmanuel Di Tommaso, All About Jazz Italia (ITA)
Source: All About Jazz Italia
“Nell'epoca dell'accelerazione permanente in cui ogni idea deve essere smart e leggera affinché possa cogliere in pochi secondi la fragile attenzione di un pubblico stordito da infinite ondate di suoni, di immagini e di notizie, soltanto gli artisti dotati di una propria voce autentica possono avere il coraggio di dare vita a opere concettuali che richiedono (e meritano) tempo e attenzione, e che sono fondate sul desiderio di condividere emozioni e significati profondi.
È sicuramente un'opera di questo genere Karthago di Ilaria Capalbo, un album che rappresenta —attraverso otto composizioni originali permeate da una dinamica fusione tra sonorità del jazz classico con elementi di improvvisazione contemporanea—la fondazione, l'ascesa e il declino dell'antica città di Cartagine.
Così come Cartagine nella storia e nella mitologia a un certo punto ha smesso di essere una città per diventare un simbolo di resistenza, coraggio e fragilità al cospetto di Roma, città eterna e capitale del più grande Impero mai costruito dall'umanità, allo stesso modo la musica di Ilaria Capalbo e dei sei virtuosi musicisti che l'accompagnano in questo viaggio fuori dal tempo e dallo spazio sprigiona una luminosità trascendentale e un'energia che restituiscono il senso di una rinascita.
Ilaria Capalbo riesce a restare sempre al centro di quest'opera, dirigendo la band con altruismo e coraggio, oltre che con talento smisurato. Basti pensare a come riesce a scomparire all'interno dei brani (nella opening track "Belóved" per esempio, laddove il contrabbasso fa la sua comparsa solo dopo un minuto e mezzo, al termine dell'iniziale esplosione orchestrale) pur rimanendo sempre presente nel dettare la direzione e i tempi alle varie componenti.
Dal punto di vista strettamente musicale, il disco è davvero stratificato; la ricerca armonica è perturbata da uno scontrarsi naturale fra il classico e il postmoderno, che genera un caos calmo di meditazioni agitate, temi brillanti, rotture tonali, tempi acrobatici, smottamenti.
Si passa dalle stasi metafisiche tipiche del jazz sperimentale nord europeo e scandinavo in particolare (l'apocalittica "Mare Nostrum" per dirne una, in cui la band, attraverso la tensione ieratica di fiati e di percussioni, mette in scena l'incombere di una tempesta o di un plotone di battaglia) alle perturbazioni improvvisate ai limiti del rumorismo (la radioheadiana "Part I: Ab Radice"); e ancora c'è spazio per il classicismo da camera sognante della fiabesca "Scintilla," che come colonna sonora di un film di Matteo Garrone ci starebbe benissimo, e per sonorità di stampo più classic jazz ma comunque contaminate da percussioni e corde suadenti dal sapore mediterraneo in pieno stile Avishai Cohen.
Cartagine infine cadde. La sua Regina e fondatrice Didone morì suicida per amore. Eppure questo mito di resistenza continua a perpetuarsi nella memoria, anche attraverso l'arte e la musica, come dimostra questa importante opera prima di Ilaria Capalbo come band leader.”